Le passioni guidano comportamenti, alimentano interessi, informano ambizioni, costituiscono le fondamenta della motivazione. Essere appassionati è un indicatore della capacità di raggiungere risultati importanti a scuola ed al lavoro. Imprese, università, istituzioni considerano la passione quale criterio di selezione e promozione: coloro che dimostrano un forte interesse e esprimono fiducia in ciò che fanno, sono considerati individui ad alto potenziale e quindi avviati a carriere importanti in imprese ed istituzioni. Ma quanto è predittiva la passione per il profitto scolastico e per una carriera di successo? Inoltre, poiché abitiamo contesti sempre più multiculturali, il ruolo della passione è invariante tra contesti socioculturali?
Un team di ricercatori – composto da Xingyu Li, Miaozhe Han, Geoffrey L. Cohen, Hazel Rose Markus affiliati all’Università di Stanford e alla Chinese University di Hong Kong – ha utilizzato un database di oltre un milione di studenti per rispondere a queste domande. Concentrandosi su due culture, ovvero quella occidentale e quella orientale, che pongono diversa enfasi sull’individualismo, il team conclude che il ruolo della passione quale indicatore di profitto scolastico varia sensibilmente in funzione delle culture stesse.
Culture fondate sull’individualismo, ovvero quelle occidentali, generalmente incoraggiano una concezione di sé indipendente, che identifica attributi personali come fonti del buon comportamento. Il modello culturale si riflette in valori, idee, pratiche istituzionali, norme interazionali e convinzioni personali. Secondo questo modello di motivazione indipendente, perseguire percorsi coerenti con le proprie passioni implica essere motivati a farlo bene e viceversa. Culture fondate sul collettivismo, ovvero quelle orientali, generalmente incoraggiano la costruzione di sé come interdipendente con gli altri e come componente di un sistema sociale complesso. In questo modello culturale, le persone sono spinte all’azione non solo dai propri pensieri e sentimenti, ma anche da quelli degli altri: a grandi linee, l’individuo si identifica con gli altri, rendendosi conto delle loro aspettative in un gioco dialettico di obblighi comportamentali e morali. Il modello della motivazione interdipendente che caratterizza queste culture si riflette in sistemi di insegnamento, curricula, pratiche genitoriali: fare bene a scuola deriva anche dagli altri con i quali si è connessi, e include lo sforzo di realizzare questa connessione, facendo ciò che dovere e obbligo richiedono.
Secondo i risultati della suddetta ricerca, sebbene la passione costituisca un importante indicatore del profitto scolastico, il potere predittivo della stessa è funzione dei contesti socioculturali: mentre nelle culture individualistiche, la passione è altamente correlata con il profitto, in quelle collettiviste, tale nesso è meno robusto. La motivazione – ciò che spinge le persone all’azione – assume quindi curvature e sfumature diseguali: i contesti individualisti riflettono e rafforzano una visione della motivazione indipendente, l’azione individuale è mossa principalmente da interessi, preferenze e attributi della persona; i contesti collettivisti riflettono e rafforzano un modello di motivazione interdipendente: la motivazione è principalmente radicata nel sistema di relazioni con gli altri ed è quindi curvata su norme sociali relative.
Questi risultati ci invitano a riflettere sui diversi significati che importanti concetti assumono in funzione dei contesti socioculturali. La motivazione – può essere guidata anche da elementi di impronta non necessariamente individuale. Il ruolo dell’influenza sociale – a scapito di quella individuale – nella motivazione aumenta man mano che ci si allontana da contesti socioculturali occidentali. In altri termini, la motivazione così come teorizzata nei contesti occidentali rappresenta una sola forma tra le tante. Questa riflessione suggerisce che se nelle istituzioni accademiche o lavorative si enfatizzasse eccessivamente il ruolo della motivazione indipendente e quindi mossa dalla passione intesa come ambizione e/o interesse personale, e più in generale, se selezione, promozione ed interventi formativi fossero ispirati principalmente da un modello culturale univoco, rischieremmo di non valorizzare i talenti che rispondono a modelli culturali altri. È quindi opportuno identificare fonti di motivazione interdipendente per la progettazione di interventi educativi; ovvero progettare e convalidare misure di motivazione interdipendente per valutare il risultato potenziale di persone provenienti da contesti culturali collettivistici.
La distinzione tra motivazione indipendente e motivazione interdipendente ci invita a ricordare l’importanza dell’adagio Ubuntu “Io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”, anche in relazione alla crescente diffusione di contesti lavorativi sempre più multiculturali e della necessità di saperli abitare. La complessità delle sfide che affrontiamo ed affronteremo richiede infatti il coinvolgimento di team di esperti latori di expertise diverse e nel contempo complementari e provenienti da culture eterogenee che dovranno essere in grado di interagire e valorizzare il contributo di ciascuna. La crescente importanza di contesti lavorativi multidisciplinari e multiculturali rafforza la necessità di progettare percorsi formativi che educhino non solo alla diversità ma anche alla relianza, per sottolineare, come direbbe Edgar Morin, la dimensione attivante delle relazioni tra discipline, culture e persone e soprattutto tra persone che dovranno essere in grado di guardare oltre confini disciplinari e culturali per intravedere intersezioni inesplorate e ricche di nuove idee e innovazione.
L. Xingyu-H. Miaozhe-G.L. Cohen-M.Hazel Rose, Passion matters but not equally everywhere: Predicting achievement from interest, enjoyment, and efficacy in 59 societies, PNAS, 16, 2021.